Tendinite e patologie tendinee
I tendini sono robuste strutture fibrose, dal colorito madriperlaceo, che legano i muscoli alle ossa. Queste importanti strutture anatomiche funzionano pertanto come vere e proprie connessioni, in grado di trasformare in movimento la forza generata dalla contrazione muscolare.
Il termine patologie tendinee o tendinopatia raggruppa un insieme di malattie che interessano i tendini (tendiniti, tendinosi), la guaina sinoviale o peritenonio che li protegge (tenosinovite, paratenonite) o le strutture anatomiche adiacenti come le borse (borsiti). Spesso tutte queste condizioni sono presenti contemporaneamente e per questo motivo in codesto articolo verranno trattate globalmente.
Come tutte le strutture anatomiche anche i tendini possono andare incontro, con il passare del tempo, a fenomeni degenerativi. Le patologie tendinee sono infatti piuttosto frequenti nonostante la natura abbia dotato i tendini di una grossa resistenza alle sollecitazioni esterne (si calcola che durante la corsa la tensione applicata al tendine di Achille raggiunga i 9000 N che corrispondono, grosso modo, ad una tonnellata). Le lesioni solitamente si verificano nel punto di collegamento tra il tendine con il tessuto osseo e per questo motivo si parla spesso di "patologia inserzionale".
La tendinite è un processo infiammatorio che coinvolge uno o più dei 267 tendini presenti nel corpo umano. Tale infiammazione è comunemente causata dalla ripetizione cronica di microsollecitazioni che a lungo andare alterano la normale struttura delle fibrille. Si parla in questo caso di patolgia tendinea da sovraffaticamento.
Quando un tendine è sollecitato oltre il limite di sopportazione fisiologica, le fibrille che lo compongono subiscono delle lesioni più o meno ampie. Tali lacerazioni vengono riparate spontaneamente ma le nuove cellule formeranno un tessuto più vascolarizzato, disorganizzato e per questo meno resistente dell'originale. Si parla in questo caso di degenerazione tendinea che avrà come risultato finale una diminuzione della dimensione delle cellule (ipotrofia).
Se a tale degenerazione è associata una risposta infiammatoria si parla di tendinite in caso contrario di tendinosi. I tendini che si logorano più frequentemente sono quelli delle ginocchia, dei gomiti e della spalla (cuffia dei rotatori).
Cause e fattori di rischio
Nella stragrande maggioranza dei casi (97%) le degenerazioni tendinee sono causate dalla ripetizione continua di microtraumi (sovraffaticamento). Solo raramente un tendine sano può subire una rottura acuta da sovraccarico. I tendini sani, se sottoposti a tensioni eccessive, sono infatti talmente resistenti da lacerare il muscolo o il segmento osseo a cui sono attaccati. Se invece il tendine è indebolito da continui microtraumi la sua resistenza diminuisce poco a poco rendendolo più suscettibile alle lesioni.
La tendinopatia insorge solitamente in seguito a:
sovraccarico funzionale: aumento della frequenza e dell'intensità degli allenamenti, sovrallenamento
abbigliamento e calzature non adeguate
corsa su terreni sconnessi o particolarmente duri, scivolosi o troppo soffici come la sabbia
errata esecuzione tecnica dell'esercizio
squilibrio tra forza muscolare e resistenza tend
inea (frequente in chi assume steroidi anabolizzanti)
iniezioni locali di corticosteroidi
mancanza di riscaldamento globale e specifico
ripresa precoce degli allenamenti dopo un in
fortunio
vizi posturali
Più in generale le patologie tendinee insorgono a causa di un'attività fisica a cui non si è abituati. Per un atleta potrebbe trattarsi di un cambio radicale del programma di allenamento; per un sedentario di una nuova attività lavorativa o di uno sforzo fisico troppo impegnativo
. Talvolta le tendinopatie sono causate da patologie sistemiche come l'artrite reumatoide, la gotta, l'ipercolesterolemia o l'insufficienza renale.
Vi sono poi numerosi fattori congeniti che predispongono il soggetto alla tendinopatia come: dismetrie tra gli arti, difetti di assialità (anomalie nelle curve fisiologiche del rachide, valgismo o varismo delle ginocchia, conflitti articolari ecc.).
La tendinopatia è favorita dal ridotto flusso di sangue al tendine. Una bassa vascolarizzazione diminuisce infatti l'apporto di ossigeno e nutrienti rallentando i processi riparativi e favorendo quelli degenerativi. In questi casi la risposta infiammatoria è ridotta o assente e la malattia tende a cronicizzare: si parla pertanto di tendinosi. Questo quadro patologico interessa solitamente il tendine del muscolo sovraspinato proprio a 1-
izzazione è molto ridotta. Analogo discorso per la tendinosi Acchilea che colpisce l'omonimo tendine nel punto più povero di capillari, localizzato a circa 2-
Anche l'invecchiamento e le variazioni ormonali favoriscono l'instaurarsi della patologia tendinea. In particolare gli atleti più anziani che riprendono gli allenamenti dopo
un lungo periodo di stop, sono maggiormente soggetti a lesioni tendinee complete. Questo perché con il passare degli anni tendini e muscoli perdono elasticità diventando più sensibili agli eventi traumatici.
Sintomi di una tendinite
Il sintomo principale della tendinopatia è il dolore localizzato nella sede anatomica in cui si trova il tendine coinvolto dalla lesione. Tale dolore si accentua o compare esclusivamente durante la palpazione dell'area interessata o durante movimenti attivi e passivi che coinvolgono in maniera importante il tendine lesionato. Spesso si registra un deficit nella forza dei muscoli collegati ai tendini lesionati.
Una rottura completa o parziale del tendine causa
un dolore acuto ed improvviso che insorge solitamente durante un movimento impegnativo. Gonfiore, ecchimosi e palpabilità della lesione sono proporzionali al numero di fibre lesionate.
Durante le attività sportive il dolore può essere percepito chiaramente all'inizio del riscaldamento per poi scomparire e ricomparire al termine della seduta.
Diagnosi
La risonanza magnetica, associata ad un'accurata anamnesi del paziente e ad un esame clinico approfondito, consente di diagnosticare correttamente le cause di do
lore tendineo. In particolare questa importante tecnica permette una valutazione dettagliata sia dell'estensione sia dell'entità della lesione.
Anche gli ultrasuoni (ecografia) sono in grado di valutare correttamente le patologie tendinee e pur essendo meno precisi della risonanza magnetica vengono spesso impiegati perché meno costosi e particolarmente utili nel monitorare il processo di guarigione.
Curare la tendinite
Nella fase acuta della malattia è importante sospendere l'attività che ha generato il dolore tendineo. L'articolazione dolente va successivamente messa a ri
poso e fatta esaminare da uno specialista. Se la sintomatologia dolorosa è poco accentuata, è bene attendere qualche giorno prima di rivolgersi al medico, che andrà contattato solo se il dolore non regredirà spontaneamente. Nell'attesa è possibile intraprendere una terapia anitinfiammatoria a base di pomate, cerotti o compresse.
Se il dolore insorge improvvisamente ed è molto inten
so, in attesa dei soccorsi, è bene applicare del ghiaccio sulla zona interessata, in modo da arrestare e controllare l'emorragia il più rapidamente possibile.
In base all'entità della lesione il medico potrà prescrivere farmaci antinfiammatori e un riposo più o meno lungo.
Al termine del periodo di immobilizzazione, gli eserci
zi di riabilitazione devono iniziare quanto più precocemente possibile e comunque entro due settimane dal trauma. I tendini infatti rispondono positivamente alle sollecitazioni esterne rinforzando le fibre appena rigenerate e orientandole lungo la direzione del movimento. Una mobilizzazione precoce è dunque un presupposto fondamentale per favorire il riacquisto della resistenza e della elasticità perduta, allontanando al tempo stesso il rischio di recidive.
Nella fase iniziale si possono eseguire esercizi isometrici a carico naturale (contrazione del muscolo senza movimento). Successivamente il programma riabilitativo della tendinite e delle patologie tendinee prosegue con l'introduzione di esercizi eccentrici associati a stretching. Entrambe queste tipologie di esercitazioni si sono infatti dimostrate particolarmente efficaci nel stimolare la guar
igione. Si tratta in ogni caso di esercitazioni potenzialmente pericolose, che vanno pertanto svolte esclusivamente sotto la supervisione di personale qualificato. Al termine della seduta è consigliata l'applicazione di ghiaccio per 5-10 minuti, in modo da ridurre edema e dolore. Manipolazioni, agopuntura, tens, ultrasuoni ed altre terapie fisiche possono essere scelte dal medico per int
egrare il programma riabilitativo.
Ipertermia
Si tratta di uno strumento terapeutico basato sull’utilizzo di radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti. Il trattamento mediante ipertermia è indicato nelle patologi
e muscolo-scheletriche derivanti da un processo degenerativo (artrosi), da esiti traumatici (contusioni, ematomi, etc.) o da sovraccarichi funzionali (tendinite, tendinopatie inserzionali, etc.); in particolare l’ipertermia è stata utilizzata con successo nella cura di:
* Peritendiniti, tendiniti, tenosinoviti, tendinopatie inser
zionali, tendinosi
* Contratture, contusioni, elongazioni, lesioni 1° e 2° grado, miositi, ematomi
* Distorsioni, gonartrosi, coxartrosi, cervicoartrosi, lombartrosi, rizoartrosi
* Borsiti, fasciti, neuromi, tunnel carpale e tarsale
Prima del trattamento è opportuno conoscere in mani
era appropriata la patologia e le condizioni cliniche del soggetto ed è, quindi, indispensabile effettuare la terapia su prescrizione medica;
Il trattamento chirurgico è indicato per le lesioni complete o nel caso in cui i tendini non rispondano adeguatamente al trattamento riabilitativo. Nel primo cas
o si provvederà a ricucire i due capi il prima possibile, nel secondo a rimuovere il tessuto degenerato e a praticare un'incisione nel tendine per stimolanre il processo di rigenerazione spontanea. Le moderne tecniche chirurgiche intervengono, dove consentito, staccando un piccolo lembo di muscolo e ribaltando l'estremità mobile sul tendine lesionato. In questo modo si ottiene una guarigione più rap
ida, grazie allo stimolo esercitato dal tessuto muscolare sui processi di rigenerazione tendinea.
Prevenzione delle tendiniti
Concludiamo questo articolo elencando alcuni consigli per
prevenire tendiniti e tendinopatie:
tanto più un muscolo è accorciato e ipertrofico, tanto maggiore sarà il rischio di lesione, per questo motivo è bene iniziare e terminare ogni attività sportiva con qualche esercizio di stretching
anche il riscaldamento iniziale è molto importante pe
r prevenire infortuni di qualsiasi genere
equipaggiamento idoneo, particolare attenzione alle calzature
sapersi ascoltare, concedere al proprio corpo i giusti periodi di recupero
il dolore può essere un campanello d’allarme,
se compare è bene riposare o passare ad un’altra attività meno impegnativa
evitare di strafare, dopo un lungo periodo di inattività riprendere gradualmente la pratica sportiva
rispettare la corretta tecnica di esecuzione deg
li esercizi
Tendinite al ginocchio
La tendinite è un processo infiammatorio che coinvol
ge uno o più dei 267 tendini presenti nel corpo umano.
Esistono tre diversi tipi di tendinite al ginocchio: la tendinite del tendine rotuleo o patellare, la tendinite del muscolo quadricipite e la tendinite del popliteo.
Nella maggioranza dei casi il dolore al ginocchio è causato da un processo lesivo del tendine rotuleo, da cui deriva il nome di tendinopatia rotulea. Dal punto di vista
anatomico questo tendine assomiglia ad un robustissimo nastro appiattito che collega la parte inferiore della rotula (distale) con la parte prossimale della tibia.
Proprio perché collega tra loro due ossa e non un musco
lo con un osso viene spesso indicato come legamento patellare o rotuleo.
Questo tipo di tendinite al ginocchio, conosciuta anche come "ginocchio del saltatore" insorge generalmente a causa di un sovraccarico cronico del tendine rotuleo. I saltatori sono più soggetti a questo tipo di lesione, comune anche tra gli autotrasportatori e tra le persone che compi
ono regolarmente lunghi tragitti automobilistici.
Nello sport il tendine rotuleo è particolarmente sollecitato durante attività esplosive come balzi e scatti. Questo nastro fibroso agisce infatti come potente stabilizzatore della patella (o rotula) durante i movimenti estensori del ginocchio. Insieme alla componente muscolare e tendinea del quadricipite, di cui rappresenta il naturale proseguimento, il tendine rotuleo è parte integrante dell'a
pparato estensore del ginocchio.
Per tutti questi motivi la tendinite al ginocchio è frequente in sport come la pallavolo, il basket, il calcio e l'atletica.
Anche il tendine del muscolo quadricipite, che si inserisce nel
la parte superiore (prossimale) della rotula, può andare incontro a tendinite ed a lesioni. Questo tendine è tuttavia particolarmente robusto e si lesiona raramente. Le discipline sportive che prevedono forti accelerazioni degli arti inferiori seguite da brusche frenate sono più soggette a questo tipo di tendinite.
La tendinite poplitea è poco frequente e colpisce l'inserzione del
tendine popliteo sull'epicondilo laterale del femore. Questa lesione è comune nei podisti e nelle persone costrette a camminare in discesa con sovraccarico (ad esempio uno zaino). Il dolore, che compare generalmente sotto carico con il ginocchio leggermente flesso (15-30°), è localizzato nella parte esterna del ginocchio (condilo femorale laterale).
NOTE: raramente le lesioni tendineee del ginocchio sono dovute ad un eccessivo sovraccarico o ad un incidente. Un tendine sano è infatti estremamente resistente e si rompe con difficoltà. I soggetti anziani sono più sensibili a questo tipo di lesioni, dato che i tendini con il passare degli anni ed il disuso perdono buona parte dell'elasticità e della resistenza originale.
Il tendine rotuleo può andare incontro a processi degen
erativi anche a causa di difetti articolari, come un conflitto in flessione tra la superficie distale della rotula e lo stesso tendine, un eccessivo valgismo del ginocchio o una dismetria tra gli arti inferiori.
La tendinite può colpire il tendine rotuleo anche a livello della sua inserzione nella tibia: si parla in questo caso di malattia di Ogod-Schlatter. Questa patologia è comune n
egli adolescenti che hanno subito un accrescimento rapido.
Nei soggetti in fase di crescita è comune anche la malattia di Sinding-Larsen-Johansson che colpisce l'inserzione tendinea nel polo inferiore della rotula.
Sintomi
Dolore superficiale ben localizzato nella parte bassa (tendinite del rotuleo) o alta (tendinite del quadricipite) della patella e che si accentua sotto sforzo, in particolar modo durante i salti e quando ci si inginocchia. Se la patologia non viene curata il dolore è ingravescente nel tempo: da
pprima compare solo durante il riscaldamento, successivamente interferisce con la normale attività fisica ed infine compare anche a riposo.
Il dolore è evocato dalla palpazione di questa zona e talvolta è associato a gonfiore, calore e arrossamento locale.
In caso di lesione completa del tendine del muscolo qua
dricipite l'infortunato non può estendere attivamente la gamba ed avverte un dolore intenso. Analogo discorso se si verifica una rottura del tendine rotuleo. Entrambe queste situazioni sono estremamente rare e colpiscono solitamente i sollevatori di peso durante la fase di spinta.
Diagnosi
L'esame più adatto per diagnosticare una tendinite al ginocchio è la risonanza magnetica associata a radiografia. In questo modo è possibile visualizzare sia l'entità e l'estensione della lesione tendinea, sia la presenza di eventuali alterazioni a carico della rotula.
Anche l'ecografia, se eseguita da un radiologo esperto, cons
ente una diagnosi accurata, poco costosa e priva di effetti collaterali.
Trattamento, prevenzione e riabilita
zione: curare la tendinite
L'atleta deve innanzitutto sospendere l'attività sportiva che ha generato la tendinite. La somministrazione di farmaci antidolorofici favorisce la riduzione del gonfiore ed attenua il dolore nella fase acuta della malattia. Nelle 24-48 ore successive al trauma, soprattutto in presenza
di lesioni tendinee importanti, è utile l'applicazione locale di ghiaccio tre volte al giorno per dieci-venti minuti.
Contemporaneamente è consigliato lo stretching dei muscoli flessori della coscia (ischiocrurali). Successivamente, quando il dolore diminuisce, è bene iniziare il potenziament
o dei muscoli della coscia e della gamba abbinandolo ad
esercizi di allungamento: