SITO UFFICIALE

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Dojo Eleonora Krav Maga Training

giovedì 30 dicembre 2010

Riflessione di fine anno

Il 2010 sta per terminare e tutti quanti noi, per consuetudine, ci apprestiamo a rileggere quanto è accaduto per valutare se quest’anno ci è stato propizio o meno…. (?)
Coloro che si rendono conto che è stato un anno “positivo”, lo saluteranno con grande malinconia, ben consapevoli che non tutti gli anni sono uguali…..!!!!!!!!!!
Per quelli che non hanno avuto grandi soddisfazioni o, addirittura, hanno dovuto sopportare veri e propri dispiaceri, lo congederanno con un grande “VAFF…..LO…!!!” nella speranza di poter trascorrere anni migliori.!!!!!!!!!!!!
Ciò di cui non ci si rende conto è che tutti quanti noi, comunque sia andata, ne usciremo comunque “più ricchi” con tutte le esperienze che abbiamo vissuto (anche se negative) che ci permetteranno di affrontare con maggior vigore e capacità gli impegni che ci si prospetteranno nel prossimo futuro. Questo ci renderà capaci di vivere una vita migliore………!!!
Per questo motivo, nella speranza che questo auspicio possa realizzarsi, colgo l’occasione di augurare a tutti “UN BRILLANTE 2011 RICCO DI GIOIA, SALUTE, PROSPERITA’ E TANTISSIME SODDISFAZIONI PERSONALI” da condividere insieme ai vostri cari.
Con sincero affetto

Marco CECCARINI

lunedì 27 dicembre 2010

Tanti Auguri Eleonora



- Cara Eleonora un felice Natale

anche a te che sei sempre presente

nei nostri cuori

a riprova che gli angeli esistono.

sabato 25 dicembre 2010

Lunedi 27 dicembre 2010 lezione disarmo pistola


















- Lunedi 27 dicembre 2010 presso la palestra Dojo Eleonora si terrà una lezione tenuta dagli Istruttori di Tiro della Polizia di Stato, Domenico Di Pierro e Daniele Bellotto, sul disarmo di pistola e sulle norme generali da tenere in caso ci si dovesse imbattere in un’arma da fuoco.

venerdì 24 dicembre 2010

L'Istruttore Marco CECCARINI, premiato dall'assessorato allo sport


Lunedì 20 dicembre 2010 il Sindaco del Comune di Curtatone (MN) Antonio Badolato unitamente al Vice sindaco Giuseppe De Donno ed all’Assessore allo sport Riccardo Goatelli, anno premiato l’associazione sportiva Dojo Eledonora , per la serietà e l’impegno a favore dello sport e della solidarietà.

In tale occasione l’ass allo sport ha voluto sottolineare l’impegno e la dedizione con cui il signor Marco CECCARINI, poliziotto della locale Questura di Mantova , gestisce senza fini di lucro l’attività sportiva della palestra Dojo Eleonora e corsi gratuiti di antiaggressione per donne

L'Ass. Nazionale della Polizia di Stato augura a tutti un SERENO NATALE


- E' Natale ogni volta che sorridi

a un fratello e gli tendi una mano.

- E' Natale ogni volta che rimani

in silenzio per ascoltare l'altro.

- E' Natale ogni volta che non accetti

quei principi che regalano gli oppressi

ai margini della società.

- E' Natale ogni volta che speri

con quelli che disperano

nella povertà fisica e spirituale.

- E' Natale ogni volta che riconosci con umiltà i tuoi limiti e la tua debolezza.

- E' Natale ogni volta che permetti al Signore di rinascere per donarlo agli altri.


L'Associazione Nazionale della Polizia di Stato, augura a tutti gli allievi e gli istruttori del Dojo Eleonora un felice e sereno Natale

martedì 21 dicembre 2010

Un'allieva del Dojo Eleonora, Anna Torreggiani ci scrive

Quando ci si trova di fronte ad una disciplina o una tecnica che non si conosce l’atteggiamento può essere duplice: “Il tutto e subito” o “ non sono capace….”

E’ facile entusiasmarsi e poi demotivarsi quando si incontrano limiti o vincoli intrinseci ed estrinseci.

La definizione di apprendimento che più mi piace lo parafrasa come un “Abbandonare una cornice di sicurezza per entrare in una corrente di possibilità”.

Siamo soliti pensare all’apprendimento come qualcosa di prettamente scolastico, cognitivo e comunque legato ad una certa fascia di età.

Ma l’evoluzione della nostra società e quindi delle persone che cercano in un qualche modo di ovviare alla “malattia ipocinetica”, vede sempre più soggetti che iniziano anche in età matura a fare sport e a intraprendere vecchie e nuove discipline motorie e sportive.

Inoltre è proprio una caratteristica dell’essere umano quella di avere una capacità di apprendimento illimitata nel tempo, a differenza degli animali che nascono con degli schematismi dati e qualora abbiano in alcune specie capacità di apprendere, questa rimane pur sempre limitata rispetto al genere umano.

Purtroppo, come scrivevo all’inizio, siamo anche consumati dal consumismo che ci inculca l’idea dell’usa e getta o del tutto e subito, per cui spesso abbiamo la pretesa di imparare alla svelta per poi eventualmente passare ad altro. L’apprendimento necessita di tempo, lentezza, l’apprendimento è ripetizione, variazione, tentativi ed errori, dal globale all’analitico e viceversa, è approssimazioni successive….

E un meccanismo quasi perverso del nostro sistema nervoso quando una cosa non è chiara è quello di affrettarci; come se dicessimo “ Facciamo questa cosa, così poi non ci pensiamo più…” L’affrettarci non fa altro che aumentare la confusione o la non chiarezza. E’ difficile sostare nella frustrazione, soprattutto se questa supera il nostro bisogno di sicurezza, ma il bravo maestro sa calibrare in giusta dose le due componenti.

Resta implicito il fatto che ciascuno di noi ha comunque il diritto a provare per capire e sentire se una disciplina o un’arte può fare per lui, ma occorre darsi tempo, il giusto tempo per gustare le esperienze e non divorarle.

Spesso sento di persone che dopo un po’ cominciano ad accusare dolori dovuti ad infiammazioni o contratture e la tendenza è quella di considerare il limite come qualcosa di isolato nel corpo. Mi capita di vedere e sentire difficoltà nei movimenti quando ad esempio viene richiesto che un’azione che termina con il braccio abbia il suo inizio nel bacino…

E’ una delle tante rivoluzioni copernicane che debbono avvenire nel nostro corpo e prima di tutto nel nostro sistema nervoso affinché si giunga ad un movimento che scorre, fluido e non segmentale. Un altro aspetto che più mi ha incuriosita ed interessata quando ho iniziato ad avvicinarmi al krav maga con il corso di antiaggressione e antistupro è stata quella di entrare nel movimento dell’altro, assecondandolo, non opponendosi (la via della cedevolezza) in modo da avere una risposta efficiente e che consenta di liberarsi da un attacco.

Quando si trova la giusta leva, quando si sente come la catena cinetica funziona, la forza non è più l’elemento determinante Non trascurabile è la dimensione e l’importanza del respiro come componente che contribuisce necessariamente alla buona riuscita di un movimento-azione. Eseguire movimenti nuovi e insoliti comporta spesso un trattenere il respiro (apnea). Occorre lavorare anche su questa funzione che è sì involontaria (SNA) ma è anche volontaria quando agiamo su di essa attraverso la nostra consapevolezza.

Se respiriamo bene, coerentemente con il movimento, il risultato sarà sicuramente migliore. E’ un principio universale, ovvio: “Massimo rendimento col minimo sforzo”…è un’altra rivoluzione copernicana per tutti noi che invece pensiamo di doverci sempre e necessariamente sforzare per avere un risultato.

Ringrazio Marco Ceccarini e Athos Trevisi, maestri ed amici, per avermi dato la possibilità di parlare di questa tematica.

domenica 12 dicembre 2010

Violenza alle donne - I NUMERI PER LE EMERGENZE



- Telefonare al numero 1522


Se hai subito violenza, anche in passato e solo ora hai deciso di chiedere una consulenza. Mettiti in contatto con il numero telefonico gratuito nazionale 1522. E’ un servizio di accoglienza telefonica gratuito, con personale esclusivamente femminile e specificatamente formato, operante 24h su 24 per 365 giorni all’anno, in più lingue (italiano, inglese, francese, spagnolo, russo). Fornisce una prima risposta e l’eventuale attivazione di servizi d’aiuto, garantendo la privacy.


- Telefonare al numero 118


Se sei ferita, se hai contusioni o lividi vai al Pronto Soccorso di un Ospedale. Se sei grave chiama direttamente il 118.


- Telefonare al numero 113/112


Se hai appena subito violenza, ti hanno minacciata o ti senti in pericolo chiama il 113 Polizia o il 112 Carabinieri per chiedere aiuto o per la denuncia.

Informazioni sanitarie in caso di violenza




1. - Non tutte le donne sanno che se dichiarano ai sanitari del pronto soccorso di un ospedale che si è state vittime di maltrattamenti ciò non equivale a fare una denuncia contro l’aggressore.


E’ molto utile invece raccontare che le ferite e le lesioni, nel corpo e nella mente, che devono essere medicate, sono conseguenti a percosse o ad atri abusi in modo che il medico possa fare una diagnosi corretta ed offrire terapie adeguate oltre che dare informazioni sui centri antiviolenza dove rivolgersi per chiedere aiuto.


Il referto medico del pronto soccorso in cui la donna dichiara che i motivi per cui è giunta in pronto soccorso sono conseguenti a violenze subite è invece molto utile se si vuole in seguito sporgere denuncia. Per sporgere la denuncia la donna ha 90 giorni e deve recarsi presso un commissariato della polizia o dei carabinieri.

2. - E’ bene sapere che una donna che subisce maltrattamenti può chiedere un referto medico delle sue lesioni, fisiche o psicologiche, anche al curante. Il medico di famiglia (di base) può certificare quanto la donna gli racconta e gli mostra e può anche prolungare i giorni di prognosi e di malattia che sono stati dichiarati dai medici del Pronto Soccorso.


Il medico di base, come tutti gli altri medici, non può divulgare quanto voi gli dite a nessun familiare poiché è tenuto al segreto professionale e al rispetto della legge sulla privacy.

LEGGI CHE TUTELANO LE DONNE




- Norme contro la violenza sessuale

Legge 15 febbraio 1996, n. 66. La violenza sessuale è qualificata come delitto contro la libertà personale. La legge attuale riconosce una maggior gravità alla violenza sessuale rispetto alla precedente normativa che la collocava fra i “delitti contro la moralità pubblica ed il buon costume”.


- Misure contro la violenza nelle relazioni familiari

Legge 4 aprile 2001 n. 154. Si può denunciare una violenza fino a tre mesi dal suo accadimento. E’ sufficiente presentarsi presso la Questura o presso la sede dei Carabinieri o della Polizia più vicini, con il certificato medico che attesta l’avvenuta violenza. E’ possibile allontanare da casa il coniuge o altro convivente. Se la sua condotta è giudicata pericolosa per l’integrità fisica o morale o per la libertà dell’altro coniuge o convivente o dei suoi prossimi congiunti, su ordine cautelare del Giudice possono essere applicate misure di protezione sociale.


- Assegnazione gratuita di un avvocato

Patrocinio a spese dello stato per le cause civili, D.P.R. 30 Maggio 2002 N. 115. L'ammissione al gratuito patrocinio ha luogo nei giudizi civili quando lo stato di indigenza dell'interessata/o non consenta di far fronte alle spese legali di un eventuale giudizio; (es: ricorso per separazione consensuale o giudiziale, divorzio congiunto o giudiziale, richiesta di revisione delle condizioni precedentemente stabilite, ecc.).


- Violazione degli obblighi di assistenza familiare

ART. 570 CODICE PENALE. Questa norma punisce "chiunque, abbandonando il domicilio domestico o comunque serbando una condotta contraria all'ordine o alla morale delle famiglie, si sottrae agli obblighi di assistenza inerenti alla potestà dei genitori o alla qualità di coniuge".


- Norma contro il maltrattamento in famiglia o verso i fanciulli

ART. 572 CODICE PENALE. Questa norma punisce "chiunque maltratta una persona della famiglia, o un minore degli anni quattordici, o una persona sottoposta alla sua autorità, o a lui affidata per ragione di educazione, istruzione, cura, vigilanza o custodia, o per l'esercizio di una professione o di un'arte". Il reato si configura quando vi sia una continuità di condotte (in un lungo periodo molteplici atti di vessazione, umiliazione, aggressione fisica ecc..) che causano sofferenze fisiche e morali ad uno o più componenti della famiglia.


- Legge contro la violenza sessuale

Con la legge n. 66 del 15 febbraio 1996 è stata approvata la riforma dei reati in materia di violenza sessuale; la prima significativa innovazione riguarda l'inserimento dei predetti reati tra i delitti contro la persona, ed in particolare contro la sua libertà e non più tra quelli contro la morale pubblica e il buon costume. L'art. 609 bis del codice penale definisce la "violenza sessuale" e punisce "chiunque, con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità, costringe taluno a compiere o subire atti sessuali",o "chi induce taluno (a fare ciò)o abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto;o traendo in inganno la persona offesa per essersi il colpevole sostituito ad altra persona".


- Violenza sessuale contro i minori

L'art. 609 quater c.p. come modificato dalla legge n. 38 del 2006 definisce la fattispecie degli "atti sessuali con minorenne" e punisce “chiunque senza uso di violenza o minaccia ecc.. compie atti sessuali con persona che, al momento del fatto:non ha compiuto gli anni 14;non ha compiuto gli anni 16, quando il colpevole sia l'ascendente, il genitore anche adottivo, o il di lui convivente, il tutore, ovvero altra persona cui, per ragioni di cura, di educazione, di istruzione, di vigilanza o di custodia, il minore è affidato, o che abbia, con quest'ultimo, una relazione di convivenza”.

mercoledì 1 dicembre 2010

Il Tonfa



- Il tonfa, originario del mondo contadino giapponese serviva sia per battere e tritare i cereali ed i legumi o veniva usato come manovella, per azionare la macina del mulino.
- Fu adottato come arma quando la divisione in classi del popolo giapponese divenne inevitabile e che il diritto di portare armi fu esclusivamente riservato alla casta dei samurai.
In quanto arma dunque, il tonfa (originario dell’isola di Okinawa), è nato nel 1677 in seguito al divieto fatto da parte del re ai contadini ed ai pescatori di portare armi. Essi, iniziarono così ad utilizzare gli attrezzi del loro lavoro per difendersi.
- E’ a partire dagli anni 60-70 che gli Stati Uniti utilizzano per primi il Tonfa all’interno delle Forze Armate e di Polizia, un bastone da difesa battezzato PR21 che è più lungo del suo antenato di Okinawa (60 cm contro i 50 cm).
Bisognerà aspettare il 1986 affinché il tonfa faccia la sua apparizione in Europa, in effetti fu Robert Paturel che fece conoscere le possibili applicazioni del tonfa.
E’ un’arma molto pericolosa costruita con materiali compositi molto rigidi.
Molte Municipalità francesi, hanno dotato la loro polizia di questo strumento dissuasivo e semplice da utilizzare. Malgrado ciò però, richiede una certa pratica e deve essere insegnato da veri esperti del settore.
Il praticante deve mantenere una tensione permanente nel polso. La polizia municipale, la polizia di stato, la gendarmeria, i corpi speciali imparano ad utilizzarlo contro le aggressioni ed attacchi diversi, sia da coltello che qualsiasi altro corpo contundente tipo mazza da base-ball.
- Con il nome di Guai (scritto 枴 o 拐, che significa gruccia, stampella o bastone da passeggio) questa arma è molto diffusa tra quelle utilizzate nelle arti marziali cinesi.
Il Guai può essere usato doppio, singolarmente oppure in coppia con un'altra arma come la sciabola (dandao) e la sua lunghezza può variare da 0,7 a 1,3 metri. In Cina questa arma può assumere diversi aspetti, nonostante le tecniche applicative rimangano pressoché le stesse. Questi i nomi a seconda della forma dell'arma (che spesso contengono la parola cinese Zi 字 perché assumono una forma che viene esemplificata tramite un ideogramma):
- Erzi guai (二字拐, gruccia dell'ideogramma 2 er);
- Shizi guai (十字拐, gruccia forma di ideogramma 10 shi, perciò a forma di croce); Dingzi guai (丁字拐, gruccia a forma di ideogramma ding o a forma di T);
- Buzi guai ( 卜字拐, gruccia a forma di ideogramma Bu);
- Dao qiang guai (刀枪拐, gruccia sciabola-lancia);
- Sun Bin guai (孙膑拐, grucce di Sun Bin, sono usate in coppia); ecc.

Il Nunchaku



Il Nunchaku, meno noto come Sosetsukon, viene chiamato anche "flagello" presso gli Occidentali, ed è probabilmente l'arma più popolare tra quelle messe a disposizione dall'arsenale delle arti marziali.


- Il Nunchaku è un'arma dalla concezione molto semplice, in quanto è costituita essenzialmente da due bastoni, leggermente più larghi alle estramità, della lunghezza di circa 30 - 35 cm e da una corda o da una catena della lunghezza di 9-10 cm. La lunghezza dei bastoni, è data dal fatto che essi devono coprire la distanza esistente tra il centro del palmo della mano e la punta del gomito. La lunghezza della corda, o della catena, che congiunge i due bastoni non è casuale, infatti essa non deve essere troppo lunga per evitare che i bastoni ruotino in maniera irregolare, nè deve essere troppo corta, in quanto un'eccessiva frizione dovuta alla rotazione potrebbe causarne la rottura. In alcuni casi su uno dei bastoni viene praticato un foro in modo che la rotazione produca un suono simile ad un fischio.Alcuni Nunchaku presentano delle effigi sui bastoni, esse possono svolgere due diverse funzioni: la semplice valorizzazione estetica del legno, oppure (come nel caso delle incisioni), possono essere utili a mantenere più salda la presa.Generalmente il Nunchaku s'impugna con una sola mano e può essere fatto roteare in tutte le direzioni.

- Si tratta di un'arma di offesa, ma può essere utilizzata anche per difendersi. In linea di massima i colpi vengono inferti sfruttando la forza centrifuga prodotta dalla rotazione delle barre di legno; ma il Nunchaku può essere sfruttato anche come una morsa per bloccare le armi o gli arti degli avversari; oppure è possibile sferrare colpi utilizzando l'estremità o la cima di uno o di entrambi i bastoni.

- Con tutta probabilità il Nunchaku veniva originariamente utilizzato in Cina come strumento per batter il grano e il riso, successivamente venne trasformato in un'arma utile ai contadini e ai monaci privi di altri strumenti di autotutela.Secondo alcune teorie, gli abitanti di Okinawa avrebbero appreso i primi rudimenti sull'uso marziale del Nunchaku intorno al XIII - XIV secolo dai Cinesi immigrati presso il centro di Kumemura. Successivamente avrebbero affinato la loro tecnica fino a sviluppare quella che noi possiamo ancora osservare nella pratica del Kobudo.Se questa tesi fosse dimostrabile, potremmo allora stabilire con certezza che il Nunchaku di Okinawa è una trasformazione dello Shuang Chin Kun e dello Shao Tse Kun utilizzati in Cina.Tra queste armi, vi sono alcune differenze: il Nunchaku di Okinawa è formato da due barre ottogonali tenute insieme da una corda, mentre lo Shuang Chin Kun è costituito da due barre a sezione arrotondata tenute insieme da una catena. Lo Shuang Chin Kun poteva essere di diverse forme: munito di due barre di uguale lunghezza; formato da tre barre unite da una catena (ed in questo caso veniva chiamato San Chin Kun); oppure formato da due barre di diversa lunghezza di cui la più corta veniva usata come mazza e la più lunga come manico. Quest'ultima versione aveva alcuni vantaggi: prima di tutto si potevano colpire gli avversari alla testa anche quando questi cercavano di proteggersi con uno scudo, ed in secondo luogo la lunghezza del manico impediva che le mani potessero essere colpite a causa di movimenti errati.

- Generalmente le barre del Nunchaku sono costruite utilizzando legni duri e pesanti come quelli di ebano e di quercia, ad unirle vi è spesso una corda di seta, di nailon o una catena metallica. La tradizione vuole che le barre dei primi Nunchaku di Okinawa fossero unite grazie ad una fibra ricavata da un rampicante chiamato Kanda, che per gli abitanti delle Ryukyu possedeva dei poteri magici, o da un corda formata da crine di cavallo intrecciato (in Cina veniva utilizzata anche la paglia di riso intrecciata).
Una variante del Nunchaku è il Sansetsukon, un'arma snodabile formata da tre bastoni ognuno della lunghezza di 70 cm, uniti attraverso una fune o una corta catena metallica.

sabato 27 novembre 2010

Gli stereotipi sulla violenza alle donne




- Si crede che la violenza contro le donne sia un fenomeno poco diffuso. Invece è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Sono moltissime le donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita.

- Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate.Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza.

- Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei. Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari. Gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa.

- Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna. Invece, come molti studi documentano, non è stato possibile individuare il tipo del maltrattatore: non sono determinanti né razza, né età o condizioni socioeconomiche o culturali. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria diagnostica.

- Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di genere è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima.
Si crede che la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo. Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili.

- Si crede che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti. Invece credere che il maltrattamento sia connesso a manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude che il fenomeno sia da imputarsi a situazioni eccezionali o di devianza.

- Si crede che gli uomini violenti siano stati a loro volta vittime di violenza nell'infanzia. Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che non hanno mai subito o assistito alla violenza durante l'infanzia, sia vittime di violenza che non ripetono tale modello di comportamento.

- Si crede che alle donne che subiscono violenza "piaccia" essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa. Invece paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione in cui si trovano.

- Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.

- Si crede che i figli abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che i bambini crescono più sereni con un solo genitore piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.

giovedì 25 novembre 2010

25.11.2010 - Agenti della Polizia Locale di Curtatone e Virgilio durante un corso di tecniche d'arma da fuoco


Nella foto:

- Il Comandante della Polizia Locale di Curtatone Cristiano COLLI, il Maestro Ciro Varone, responsabile Tecnico Nazionale Krav Maga Fesik e l' Istruttore Marco Ceccarini, Tecnico e docente Nazionale Police Krav Maga Fesik.

Si è concluso il primo corso di antiaggressione per donne



- Si è concluso presso la palestra Dojo Eleonora, il primo corso di antiaggressione femminile patrocinato dall'Associazione Nazionale della Polizia di Stato.

domenica 21 novembre 2010

Il Bastone - Kun


Prima di approfondire l’argomento sul bastone è necessario distinguere le armi tradizionali in diverse categorie:

Prima categoria della quale fanno parte le armi “nobili”, ovvero create con il preciso scopo di essere usate come tali. In questa categoria troviamo soprattutto armi con parti di metallo lavorato e affilato come per esempio le spade, le sciabole, le lance, le alabarde ecc. ecc.

Seconda categoria della quale fanno parte attrezzi che nascono con scopi diversi per esempio attrezzi agricoli o attrezzi per lavori artigianali che all'occorrenza potevano comunque essere una ottima arma facilmente reperibile. Si pensi ai classici due bastoni legati da catena

ndr: nunchaku in giapponese) che in realtà nascono per battere grano e riso oppure ad un semplice bastone che serviva a trasportare sulle spalle due secchi d’acqua caricati alle estremità ecc. ecc.


Terza categoria che è una via di mezzo fra le prime due, sono degli oggetti opportunamente elaborati e personalizzati per essere resi offensivi tipo oggetti metallici appuntiti, con lame affilate, attrezzi da lancio ecc. ecc.
Questo fa capire che il concetto di “arma” non è una cosa del tutto scontata perché qualsiasi oggetto della vita quotidiana potrebbe essere un’ arma a seconda dell’uso che ne facciamo.

Il BASTONE


L’uso del bastone risale ai primordi della storia dell’uomo. Quindi resta molto difficile cercare di individuare quando e come fu utilizzato la prima volta come arma.
Pertanto l’utilizzo di questo si è sviluppato contemporaneamente in luoghi diversi come in India, in Cina, in Giappone ed addirittura anche in Italia.

IL BASTONE IN CINA


In Cina, il bastone, chiamato Kun, è conosciuto come una delle quattro armi principali delle arti marziali, insieme al Dao (Sciabola), al Qiang (Lancia) e al Jian (Spada).
Esistono diverse varianti importanti del Kun che sono utilizzate nelle arti marziali tradizionali cinesi, tra queste ci sono il Bang, il Chang Kun e il Shao Kun.


Il Bastone corto (Bang), nello Shaolin Quan viene utilizzato con una mano ed è propedeutico nell'apprendimento dell'uso della sciabola cinese (dao), oppure viene utilizzato come la mazza, tenuto con entrambe le mani e usato con movimenti di torsione per allenarsi, la sua altezza da terra arriva fino al “tan tien” del praticante, punto che nella medicina tradizionale cinese è collocato a circa due dita sotto l'ombelico (il baricentro del corpo).


Il Bastone medio (Kun) tradizionale è realizzato con il legno del ligustro cinese che ha la forma leggermente conica, la lavorazione prevede un periodo di invecchiamento sotto terra che contribuisce a rendere il bastone più flessibile e resistente, poi viene reso completamente liscio per favorirne l’impugnatura, la lunghezza è determinata in base all'altezza del praticante, e tipicamente deve andare da terra fino a circa l'altezza degli occhi.
Le tecniche di bastone consistono sopratutto nel “colpire”, nel ”battere” e nel “pungere”.
Il Bastone lungo (Chang Kun) è alto da terra fino alla punta delle dita di un braccio disteso in alto, il suo uso principale era quello di disarcionare i cavalieri, per effettuare questo attacco, il guerriero a terra, colpiva il cavaliere usando la parte terminale del bastone lungo, mirando all'arma o al corpo dello stesso.


Il Bastone medio con snodo (Shao Kun) era la variante del Kun, questo bastone aveva una catena sulla sommità, con attaccato un bastone corto, e nell'utilizzo, a causa del contraccolpo girava vorticosamente annodandosi intorno all'arma o alle braccia del cavaliere. La lunghezza della catena era variabile a seconda di quanto si voleva enfatizzare l'uso descritto. Con una catena piu' lunga era piu' facile disarcionare un cavaliere, ma ogni altro uso era reso piu' difficoltoso. Invece con una catena piu' corta era possibile usare lo Shao Kun come un Kun, attribuendogli in piu' la facolta' di colpire ulteriormente con la parte mobile.


L’arte del bastone è forse la più famosa tra quelle praticate al tempio Shaolin, il bastone era l’arma preferita dai monaci i quali raramente, al di fuori del Tempio se ne separavano.
La tecnica di Shaolin "Kun" sarebbe apparsa nel quattordicesimo secolo, nel corso della rivolta che mise fine alla dinastia Yuan. La leggenda narra che, il Tempio stava per essere attaccato dagli insorti, quando l’apparizione di un monaco armato di un attizzatoio di ferro e posseduto dalla divinità Jinnaluo Wang li fece disperdere.
Questa leggenda potrebbe essere un elegante stratagemma per creare un alone mitico che proteggesse il tempio da attacchi.


IL BASTONE IN ITALIA


In Italia intorno all’anno 1200 d.C. fa le sue “prime mosse” quella che sarà l’unica arte marziale sviluppatasi in Italia e forse anche una delle più antiche d’Europa.


Il bastone è lungo circa 1,20 metri, ed è ricavato da legno d’ulivo, arancio amaro, sorbo o dalla rossella, raccolto in precisi periodi dell’anno. La lavorazione prosegue ed il bastone è trattato e passato al fuoco per essere pulito, raddrizzato e asciugato.


Lo strumento finale è molto leggero ed al contempo resistentissimo ai colpi più duri, anche se sbattuto violentemente sul cemento. Esso può avere dei noduli molto consistenti che sono utilizzati per fratturare la zona ossea colpita in piccoli punti specifici.


Il bastone per essere ultimato, era messo a stagionare per un certo periodo sotto il chiaro di luna; una volta completo, un colpo ben assestato era capace di spezzare la lama di una spada. Una leggenda narra del viaggio di un Re, la cui scorta fu attaccata da un’orda di banditi, mentre si trovava in una zona impervia della Sicilia; proprio quando la guardia reale stava per avere la peggio, ecco che scende dai monti un pastore armato di bastone, che sbaraglia e mette in fuga gli assalitori.


Questa disciplina di combattimento è stata da sempre utilizzata da contadini e da pastori come strumento di lavoro e come arma di difesa contro occasionali assalitori, o animali selvaggi. Inizialmente non esisteva una tecnica ben definita, che andò delineandosi nel 1600 e fu da subito utilizzata nei duelli d’onore tra pastori o contadini, ma spesso coinvolgeva anche ricchi proprietari terrieri, affascinati da questa nuova arte sia perché permetteva di difendersi da un coltello, sia per semplici scommesse.Poi, con l'avvento delle armi da fuoco, la funzione di difesa del bastone venne a mancare, ma restò il suo impiego nei duelli d'onore. Oggi il bastone è presente soprattutto nella Sicilia orientale, a livello di arte tramandata da padre in figlio, da amico ad amico, sui monti e nei luoghi scarsamente popolati, dove ancora i giovani non sono distratti dai problemi della società industriale







L'energia e la respirazione



Nella arti marziali è fondamentale imparare a respirare in modo corretto, in questo modo si riesce ad utilizzare l'energia interna con la quale si possono ottenere risultati stupefacenti.

In situazioni particolari, ad esempio quando la nostra vita è in pericolo oppure in un attacco di pazzia, riusciamo a sviluppare una forza sorprendente che assolutamente non ha nulla a che vedere con il nostro sviluppo fisico e muscolare, questa è l'energia interna.

Scopo delle arti marziali è imparare a concentrare, guidare ed utilizzare l'energia interna chiamata Ch'i, mantenendoci lucidi e coscienti, che è strettamente legata alla respirazione.

Secondo le credenze degli antichi maestri cinesi durante la respirazione l'aria non solo cede al corpo ossigeno, ma anche il Ch'i, ed esso nel corpo umano percorre determinati canali, e se opportunamente addestrata la mente dell'uomo può attivarlo e dirigerlo come crede.

Per imparare ad utilizzare il Ch'i è indispensabile che un maestro vero insegni la tecnica all'allievo ed è una pratica che và applicata in modo costante e giornaliero e può durare molti anni.

La respirazione

I ritmi che animano l'organismo umano sono molti, ma i più importanti sono il ritmo cardiaco e la respirazione. Le emozioni possono alterare questi ritmi, ma se sul cuore è difficile intervenire, sulla respirazione possiamo effettuare un certo controllo. Un emozione violenta accellera il nostro battito cardiaco e la frequenza della respirazione, siccome essi sono collegati tra di loro, se riusciamo a controllare la respirazione di conseguenza anche il cuore rallenterà i suoi battiti, rendendoci possibile controllare le emozioni.

La nostra respirazione deve essere in sintonia con i movimenti del corpo, in questo modo essi saranno naturali, armoniosi, fluidi e coordinati.

Le due fasi della respirazione seguono una logica, nell'inspirazione carichiamo il nostro organismo di energia, mentre nella fase di espirazione utilizziamo e canalizziamo questa energia.

Respirazione addominale e respirazione diaframmatica

Vediamo ora come funziona la respirazione, le parti interessate sono due, il torace e l'addome, divisi da una membrana che si chiama diaframma.
Normalmente le persone utilizzano la respirazione toracica, in cui si allarga il torace riempiendo i polmoni di aria nella fase di inspirazione e si comprime il torace nella fase in cui l'aria viene spinta fuori, cioè l'espirazione.

Nella respirazione diaframmatica non c'è un movimento della cassa toracica, ma si inspira abbassnado il diaframma con una conseguente espansione dell'addome, è importante che i muscoli siano rilassati, nella fase di espirazione invece l'addome si ritira e l'aria esce. In questa fase di movimento del diaframma si sposta il centro del movimento respiratorio dal torace al centro del ventre, quel punto che i cinesi chiamano Tan T'ien che corrisponde al baricentro del corpo umano. Questo movimento differente da quello toracico permette di far circolare una quantità d'aria maggiore, permettendoci quindi di caricarci di più energia, inoltre la respirazione diaframmatica permette di raggiungere con l'ossigeno degli alveoli polmonari che con la respirazione toracica non si raggiungerebbero.

I cinesi conoscono da migliaia di anni l'importanza della respirazione addominale profonda. Il filosofo taoista Chuang Tzu vissuto nel quarto secolo a.c. ha scritto:"Il vero uomo respira con i talloni, l'uomo dappoco con la gola".

La respirazione nelle arti marziali

Nella pratica della arti marziali si utilizza una leggera modifica nella respirazione addominale.
Ecco il ciclo respiratorio:
Inspirazione: i muscoli addominali sono decontratti e il ventre si dilata
Espirazione: i muscoli addominali vengono contratti
Tempo morto: i muscoli addominali vengono decontratti e il ventre rientra
Non bisogna mai espirare totalmente ma è opportuno conservare una riserva di circa il 30% dell'aria, serve per difendersi nel caso di un attacco durante la fase finale dell'espirazione.

Il tempo morto è il momento in cui si è più vulnerabili, per questo motivo bisogna imparare a rendere impercettibili i movimenti dell'addome. Nelle fasi iniziali di un combattimento i contendenti rimango immobili, per studiare la respirazione dell'avversario.
Nella pratica della arti marziali è importante collegare i movimenti alla respirazione, che deve sempre essere mantenuta profonda, calma e regolare.

Poco per volta e sempre sotto la guida di un vero maestro si può arrivare a visualizzare nella nostra mente lo scorrere dell'energia interna nel nostro corpo, e imparare a canalizzarla dove serve. La corretta tecnica respiratoria, la meditazione e la pratica delle arti marziali (in particolare del Tai Chi Chuan) ci aiuteranno ad ottenere un abbondante flusso di energia, e ci insegneranno ad utilizzarlo nelle tecniche di difesa e attacco.

giovedì 18 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

Difesa personale al femminile



Gli ultimi dati Istat sulle aggressioni femminili sono sconcertanti!

In Italia circa 100.000 donne dai 15 ai 60, negli ultimi 3 anni, hanno subito molestie o violenze sessuali.

Inoltre, la maggiore parte di queste vittime non sono state in grado di reagire d’innanzi ad un’ aggressione fisica!

Ciò che emerge ancora più significativamente da questi dati è che nel nostro paese, nonostante una certa emancipazione e libertà di pensiero, nelle donne manca la cultura della difesa personale.

Molte donne, sbagliando, credono che praticare un arte marziale o un sistema di difesa personale sia solo appannaggio del “maschio”: queste sono convinte che a loro non possa mai capitare di trovarsi in una di queste situazioni dove spesso c’è in gioco anche la vita (sfortunatamente la cronaca nera recente insegna).

Purtroppo quando qualche donna diventa vittima di queste aggressioni diviene per la collettività solo un “dato statistico” e quei problemi psicologici che dovrà affrontare per tutta la sua vita, allo scopo di superare questo tipo di trauma, a nessuno più interessano.

Fortunatamente, oggi, sono sempre di più le donne che indossano guantoni, che praticano arti marziali e si iscrivono ai corsi di difesa personale, ma nonostante tutto ciò la percentuale, rispetto agli altri paesi europei, è ancora esigua.

Le donne italiane credono che praticando un’ marte marziale possono perdere la loro sensualità o possono diventare dei “maschiacci”, mentre è oramai assodato che le arti marziali danno armonia, equilibrio psicofisico e un tono muscolare completo e invidiabile da qualsiasi altra attività fisica.

Ma la difesa personale non è solo imparare a “colpire” bensì il metodo messo appunto dalla commissione tecnica della fesik di antiaggressione femminile, prevede, un iter formativo improntato in primis sulla prevenzione, cioè mettere in atto tutte quelle accortezze, tratte da situazioni realmente accadute, per tranne informazioni precise e dettagliate su come comportarsi per prevenire un’ eventuale aggressione.

Per questo motivo sempre più donne dello spettacolo, veline, attrici e cantanti si avvicinavano alle arti marziali o sport da combattimento e nello specifico al Krav Maga che proprio per la sua particolare origine ben si presta a questo fine.

Questi esempi di donne emancipate serviranno a smuovere le coscienze un po’ vetuste delle nostre donne?

M° Ciro Varone

Allievi del Dojo Eleonora allo stage di Eyal Yanilov

venerdì 29 ottobre 2010

Corso gratuito di antiaggressione - antistupro per donne

Per problemi logistici abbiamo dovuto spostare il corso di antiaggressione femminile presso la palestra presso Corte Maddalena, via Pilla nr.53, Curtatone di Mantova, sempre alla stessa ora e stesso giorno, mercoledì 3 novembre.
Se provenite da Mantova passate il rondò del centro commerciale il Gigante direzione Grazie, passate i 4 venti, passate l'incrocio che vi trovate subito dopo a sinistra, e dopo circa trecento metri in corrispondenza del cartello BOSH SERVICE girate nella stradina a sinistra e proseguendo per 200 metri troverete la corte ove all'interno vi è la palestra. Per ulteriori informazioni potete chiamarmi al 3313698208.

lunedì 18 ottobre 2010

Il calcio maegeri


Il tipico calcio maegeri che si esegue nel karate okinawense è tecnicamente molto diverso dal calcio frontale delle altre discipline: in molte discipline marziali o sport da combattimento il calcio frontale è inteso come “calcio di sbarramento” e non invece,come avviene nel karate tradizionale,come tecnica di percussione.
La differenza tra questi due diversi metodi di eseguire il calcio frontale è sostanziale e rende più o meno efficace il calcio.
Nel calcio inteso come azione di spinta o sbarramento l’arto che esegue il calcio viene “bloccato” divenendo un pezzo unico che esercita un’azione di contraposizione e di spinta tra noi e il bersaglio,questa tecnica viene quasi sempre eseguita con l’intera pianta del piede che andrà a colpire il bersaglio con una azione, appunto, di spinta. Nel karate tradizionale,invece, il calcio maegeri, per ottenere la massima efficacia, viene eseguito tenendo conto e rispettando il concetto del “tripendolo” che le articolazioni del nostro corpo ci mettono a disposizione. Nel primo modo di eseguire il calcio si perdono le accelerazioni date dalle tre articolazioni coinvolte nel calcio: caviglia, ginocchio e anca,inoltre il calcio segue quasi una linea retta perdendo buona parte della sua energia. Nel secondo caso, invece, lo spostamento in avanti del bacino e della spina dorsale è simile all’azione della camminata tipica di una struttura a catena cinematica,come, appunto,quella della articolazioni inferiori del corpo umano.
Equilibrio e piede di sostegno
Il piede d’appoggio riveste un ruolo fondamentale nell’azione di spinta delle anche (ko shi no), per sfruttare appieno la spinta delle anche e della schiena è fondamentale che il piede d’appoggio sia fisso al suolo,durante l’esecuzione di caricamento del calcio, di estensione e di recupero non si apra:la sua leggera e fisiologica apertura deve avvenire nel momento in cui la gamba che ha calciato arriva al suolo. La partenza e l’arrivo del calcio devono corrispondere anche, in questa fase dinamica, ai punti più bassi del baricentro che per tale motivo, in questa fase, restituirà stabiltà all’intero corpo.
Nel momento di massima estensione del calcio, che non deve mai arrivare all’intera e completa escursione articolare del ginocchio,(ogni arto deve rimanere sempre leggermente flesso), l’anca del lato che esegue il maegeri è proiettata in avanti ed il braccio e la spalla opposta devono effettuare una oscillazione contraria,(come avviene nella normale camminata) in questo modo “il centro di massa” verrà sfruttato appieno e, in modo fisiologico, sarà lanciato verso il bersaglio scaricando la massima potenza.
Ciro Varone

giovedì 14 ottobre 2010

Corso gratuito di antiaggressione - antistupro per donne


A Mantova presso la palestra Dojo eleonora, sita in Via dei Toscani 3, si organizza dal mese di novembre un corso gratuito di antiaggressione - antistupro femminile, svolto da personale competente della Polizia di Stato e della Polizia Locale.

Il corso gratuito di antiaggressione - antistupro femminile che avrà inizio il 3 novembre, si articolerà in 4 lezioni che si effettueranno il mercoledì dalle 18.30 alle 20.00.

Le lezioni, sia pratiche che teoriche, hanno come tema la prevenzione e la repressione di ogni forma di minaccia.

Le lezioni ed il corso, vengono effettuate presso la palestra dell'istituto Tecnico Agrario Statale Strozzi sito a Mantova in via dei Toscani 3, di fronte alla Caserma militare San Martino.

E’ gradita una conferma.

Per informazioni scrivere all'indirizzo di posta elettronica:
dojoeleonora@gmail.com oppure al nr. 3313698208

martedì 12 ottobre 2010

FESIK Krav Maga organizza lo stage di Eyal Yanilov a Gastelgfoffredo (MN)

Attualmente i sistemi di difesa personale stanno riscontrando sempre più consensi, purtroppo la cronaca nera aiuta in tal senso.

A questo punto la difesa personale è diventata quasi una moda e, come tutte le mode, anche questa sta portando uno stravolgimento dettato da una crescente richiesta di mercato che autorizza tutti, indistintamente, a proporsi come grandi esperti e maestri di tali discipline.

A seguito di queste considerazioni molte organizzazioni , per potersi espandere velocemente, “elargiscono” diplomi e licenze d’insegnamento anche a candidati di scarsa esperienza, con il risultato di sminuire il valore del metodo che si insegna e soprattutto declassare anche l’impegno di seri professionisti che con grandi sacrifici si dedicano a diffondere questa pragmatica disciplina.

venerdì 8 ottobre 2010

Eyal Yanilov


Gentili amici,
siamo lieti di inviarvi tutte le informazioni necessarie per accogliervi al grande evento programmato per sabato 30 Ottobre 2010, a Castelgoffredo (Mantova, Italia), condotto da Eyal Yanilov.
Per raggiungere Castelgoffredo(Mantova):
con l’aereo potrete fare scalo all’aeroporto di Verona (Catullo) il quale dista circa 50 Km dal luogo dello stage, oppure aeroporto di Bergamo (Orio Al Serio) che dista circa 90 km .
Per quanti arriveranno dall’autostrada :
da Bologna, o Venezia prendere A4 uscita Desenzano del Garda, seguire per Castelgoffredo (distanza circa 25 KM), per quanti arrivano direzione Parma, Piacenza e Milano uscire a Brescia est (Montichiari) poi seguire per Castiglione delle Stiviere , Castelgoffredo (distanza circa 20 Km).
Vi ricordiamo che lo stage del sabato mattina e pomeriggio è aperto a tutti i livelli e federazioni, mentre la Domenica è riservato esclusivamente ai tesserati FESIK.
Accoglienza:
Il sabato (pausa pranzo) è previsto, in loco, un servizio di ristoro con bibite e panini (escluse dal costo dello stage), mentre il sabato sera, per quanti vorranno fermarsi a cena, abbiamo la possibilità, di offrire un primo, un secondo con contorno e bibita al costo di euro 20 a persona (si ricorda di prenotare la cena all’atto dell’invio delle iscrizioni).
Pernottamento:
abbiamo stipulato un convenzione con Hotel Ristorante “Il Roccolo”, che si trova a 500 metri dal palazzetto.
Costi : Camera singola con colazione- euro 45
Camera doppia con colazione –euro 65
Camera tripla con colazione – euro 85
Attenzione:
la prenotazione dello stage e della cena del sabato sera vanno inviate entro il 15 Ottobre a Ciro Varone, Mail c.varone@fesikselfdefense.org
Mobile: +39348.5807661 fax +39030 962799
Mentre la prenotazione alberghiera dovrà essere inviata direttamente all’Hotel
Indirizzo:
Hotel Il Roccolo
Via Svizzera, 9/B Castelgoffredo (Mantova)
Tel. +390376771733
www.albergoilroccolo.it
info@albergoilroccolo.it
Cordialità
Ciro Varone

mercoledì 29 settembre 2010

Difesa personale e istinto



I metodi o sistemi di difesa personale oggigiorno sono sempre più richiesti e, nonostante ciò diventa sempre più difficile stabilire quali siano “i più adatti” e tali scopi. Tuttavia diverse persone sono ancora convinte che uno stile, scuola o metodo sia superiore ad un altro, mentre non considerano il fatto che prima di qualsiasi stile viene “l’uomo” con il suo vissuto e con il suo “corredo genetico”, e solo in secondo luogo il tipo di “addestramento” o arte.

Riuscire a vincere il turbamento di trovarsi in un “conflitto- scontro” non è legato alla tecnica bensì alla capacità di sottrarsi o reagire opportunamente a tale situazione che non sempre, in questi casi, riusciamo a controllare; la predisposizione alla lotta, alla sofferenza fisica e alla sopportazione al dolore fisico e allo stress psicologico è anche dato dall’ambiente in cui siamo cresciuti, dove viviamo e alla circostanza del momento.

Un amico, cintura nera terzo dan di karate,un giorno mi raccontò che mentre era in automobile con a bordo il figlioletto di pochi mesi ebbe una discussione con due persone per un parcheggio: sceso dalla propria autovettura uno di questi lo colpì con un pugno al volto e poi entrambi gli avversari con calci e pugni; lui non riuscì ad avere nessuna reazione perché il suo pensiero era rivolto al figlio che era rimasto solo in macchina, una volta rialzatosi e portato a casa il bimbo ritornò alla ricerca di questi due aggressori che nel frattempo, si trovavano davanti ad un bar ed erano diventati tre: li affrontò e li lasciò a terra tutti senza che questi potessero resistere alla sua rabbia.

Pochissime persone possono assicurare di essersi trovati di fronte ad un’aggressione armata e esserne usciti vivi: nel 1600 il famoso pittore Caravaggio(Michelangelo Merisi) fu aggredito da un uomo armato di coltello e nonostante le diverse ferite accusate da questo scontro riuscì a disarmare e ad uccidere il suo aggressore, ciò avvenne non perché l’artista praticava un’arte marziale ma perché c’era in gioco la vita e lo stesso pittore era conosciuto come uomo decisamente irascibile e violento.

Da questo episodio, come da tanti altri ancora, si desume che in uno scontro non sarà mai solo la tecnica a vincere ma tanti altri fattori concorreranno alla riuscita, lottare per strada non è sicuramente come lottare per una coppa o una medaglia, la lotta sportiva è una scelta, difendersi per la vita è una necessità legata alla sopravvivenza; pertanto gli impulsi sono decisamente diversi: in una gara non uccideremmo mai il nostro avversario mentre per sopravvivere potremmo invece essere costretti a farlo, la guerra ne è l’esempio più lampante.

La scienza ci dice che sotto la nostra corteccia cerebrale due parti del cervello chiamate amigdala eludono i centri cerebrali superiori della corteccia per attivare un sistema emotivo del cervello (sistema limbico) che avvertendo una situazione di pericolo entrano in azione.

Dopo di che l'amigdala riceve ulteriori informazioni più precise che vanno a correggere quelle “istintive” e di conseguenza ci porta a raziocinare sulla reale situazione e a decidere sul da farsi ragionatamente.

L'amigdala è geneticamente programmata a rispondere ai cosiddetti stimoli “preparati”, come un attacco improvviso o un pericolo inaspettato perché la stessa fa parte del sistema emotivo del cervello e risponde geneticamente alla legge della sopravvivenza.

Come quando qualcuno inaspettatamente ci giunge alle spalle per farci uno scherzo: da prima la nostra reazione sarà guidata dall’amigdala che ci farà reagire a seconda della nostra “mappa genetica”, inibendoci oppure mobilitando la nostra aggressività, in secondo tempo entrerà in gioco la razionalità che ci farà capire, attraverso un supplemento di informazioni, che era solo uno scherzo fatto da un nostro conoscente e che non stiamo correndo nessun pericolo.

In questo secondo momento la corteccia è in grado di esercitare una sorta di controllo sulle nostre reazioni emotive controllate dall’amigdala che riceve segnagli più precisi dettati da un'analisi più attenta dei centri cerebrali superiori e ci riporta ad uno stato di tranquillità interiore e fisica.

Le reazioni di sopravvivenza si possono identificare attraverso la prossemica e i segnali “esterni” che il nostro corpo emana: la pelle d'oca, l'alterazione dei battiti del cuore, sudore a freddo; mentre altri segnali “interni” non visibili sono: la vista che si focalizza esclusivamente sull'oggetto del pericolo, l'udito che si “ovalizza”, sono avvisi di una attivazione delle nostre paure ataviche e l'istinto di sopravvivenza ci dice “scappa o lotta”.

Tali sensazioni sono state innescate dalla linea diretta tra i nostri sensi e l'amigdala, queste sensazioni particolari vengono anche chiamate “effetto tunnel”.

Questo “effetto tunnel” è un condizionamento dettato dalla necessità di difesa programmata geneticamente dalla nostra specie per sopravvivere alla selezione naturale della vita.

Secondo il professor Ian Robertson ciò accade perché il nostro cervello è stato modificato dall'associazione nel tempo da due eventi. Uno è dato dalle cellule che si attivano e si legano tra loro, l’altro invece, ogni singolo giorno della nostra vita il cervello viene plasmato e scolpito dall'esperienza in questo modo, senza che noi siamo consapevoli.

L'allenamento alla difesa personale o allo scontro “totale” ha l'effetto di sollecitare le connessioni tra la corteccia e l'amigdala che sono costrette a rispondere allo stress psicologico che uno scontro improvviso, imprevedibile e cruento può causare; l'accumulo di esperienze di lotta devono servire a creare un substrato di conoscenze programmatiche indelebili che scolpiscono una parte del cervello dove la razionalità riveste un ruolo marginale ma predominante a livello di istintività e riflesso assoluto.

Robertson assicura che alcuni tipi di apprendimento “occulti” sortiscono un effetto migliore se l'individuo non è consapevole; il cervello primario può essere programmato senza alcuna memoria consapevole e in questo caso l'amigdala è condizionata dall'esperienza vissuta inconsapevolmente, pertanto si ritiene che il miglior metodo di difesa personale è sicuramente quello improntato su questi principi.

Ciro Varone


Difesa militare e civile


In alcuni ambienti militari e civili hanno applicato alle “antiche strategie” sistemi moderni di addestramento; includendo alla pratica fisica la psicologia del confronto, la prossemica, studiando e analizzando tutti quei segnali che il corpo umano emana per la gestione del suo spazio vitale e quali sono i comportamenti e le tecniche più appropriate per uscire da situazioni di reale pericolo.

Per avvicinarsi e ricreare il più possibile le situazioni di lotta urbana alcuni metodi moderni di autodifesa si sono rivolti anche alle moderne tecnologie militari applicate negli ambienti e scenari ad alto rischio, quella branca della scienza militare dove, per mezzo di percorsi particolari, come la stanza di Ames , l’allenamento in acqua, in ambienti semi bui, con maschere che impediscono la normale respirazione, si lavora sulla psiche e sul soma per “aggiogare” le paure ataviche proprie dell’essere umano e prepararsi a ricevere attacchi al sistema sensoriale cercando di attivare una reazione più appropriata possibile alla situazione di pericolo.

Conclusioni:

Apprendere la tecnica di difesa personale non è “cosa facile” nè tanto meno un gioco: bisogna essere disposti a “ferire e ad essere feriti”, bisogna conoscersi nel carattere e essere in grado, nella necessità, “di valicare i limiti imposti dalla educazione civile ricevuta”.

Questa attitudine agisce sullo stato di “autoconservazione” che fa superare il “panico di non farcela a mantenere il controllo di sé ”, aumentando la capacità di resistere ad un evento “stressante” come potrebbe essere uno scontro per la sopravvivenza o la difesa di una terza persona.

Tralasciando il perbenismo che ammanta la civiltà moderna, che cela l’aggressività con un falso moralismo, sintomo, a mio avviso, di un vacillante lassismo e di una “aggressività deviata”, e analizzando cinicamente il problema della difesa personale possiamo, in un certo senso, affermare che lottare per la propria vita rappresenta l’istinto di sopravvivenza più forte e primordiale insito in ogni essere vivente, pertanto, in un tale evento, esiste l’esigenza di neutralizzare nel più breve tempo possibile e in modo efficace e definitivo l’oppositore sfruttando questo nostro impulso naturale che, però, attraverso l’allenamento serio e costante, viene continuamente rivisto, modificato e adattato alle continue e moderne esigenze. Jigoro Kano diceva: “ l’obiettivo della difesa personale è raggiungere il miglior risultato con il minor sforzo possibile”.

Oggi la nostra società ha delegato allo Stato il compito di difenderci e tutelarci, cosa buona e saggia, peccato che quando un uomo, una donna o un bambino vengono attaccati, le forze dell’ordine arrivano sempre un’ attimo dopo che il delitto è stato consumato!


Si può tentare di fare illazioni su alcune risposte, più o meno plausibili, sul tema di “sport, arte marziale, filosofia e difesa personale”, ragionando al contrario:se un uomo si allena per svago o per vincere un coppa facilitato da un “contesto ambientale modellizzato”, cioè creato ad hoc, dove l’aggressività e la violenza si esternano attraverso un codice comportamentale, o precise regole sportive questi principi possono venire applicati, o meglio, sono in grado, in una circostanza diversa dal dojo, di rispondere alle necessità della difesa personale che non rispetta queste regole?

La filosofia o meglio il “pensiero orientale” legato alla pratica marziale, la quale si intreccia con la cultura, la filosofia e la storia di un popolo, può in certi frangenti “ divenire un’arma di difesa solamente rinunciando allo scontro fisico?”, oppure il prevaricatore infuriato l’unico “linguaggio” che conosce è una risposta violenta e risoluta che lo faccia desistere dal suo intento?

La volontà di vivere in pace con gli altri e di rispettarne la libertà d’azione e di pensiero è ragione sufficiente per “evitare” possibili aggressioni in un contesto qual’ è quello attuale, o forse come capita nel mondo animale l’unica vera dissuasione è la determinazione alla difesa che mette il nostro aggressore in fuga o in condizione di rinuncia?

Quanto l’autodeterminazione personale coincide con la possibilità di “evocare la legittima difesa” qualora per i motivi su riportati si debba ricorrere all’uso della forza, e ancora, fino a che punto l’uso di questa è ragionevole e in che misura e circostanza debba essere applicata? Difendersi non è uguale a gareggiare, poiché nella prima situazione spesso la “dissuasione” non basta per evitare un attacco, occorre combattere e uscirne vincitore, attenzione, non indenne come da un combattimento sportivo ma solo vittorioso e vivo.