SITO UFFICIALE

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Dojo Eleonora Krav Maga Training

sabato 27 novembre 2010

Gli stereotipi sulla violenza alle donne




- Si crede che la violenza contro le donne sia un fenomeno poco diffuso. Invece è un fenomeno esteso, anche se ancora sommerso e per questo sottostimato. Sono moltissime le donne che hanno alle spalle storie di maltrattamenti ripetuti nel corso della loro vita.

- Si crede che la violenza verso le donne riguardi solo le fasce sociali svantaggiate, emarginate, deprivate.Invece è un fenomeno trasversale che interessa ogni strato sociale, economico e culturale senza differenze di età, religione e razza.

- Si crede che le donne siano più a rischio di violenza da parte di uomini a loro estranei. Invece i luoghi più pericolosi per le donne sono la casa e gli ambienti familiari. Gli aggressori più probabili sono i loro partner, ex partner o altri uomini conosciuti: amici, familiari, colleghi, insegnanti, vicini di casa.

- Si crede che solo alcuni tipi di uomini maltrattino la propria compagna. Invece, come molti studi documentano, non è stato possibile individuare il tipo del maltrattatore: non sono determinanti né razza, né età o condizioni socioeconomiche o culturali. I maltrattatori non rientrano in nessun tipo specifico di personalità o di categoria diagnostica.

- Si crede che la violenza non incida sulla salute delle donne. Invece la violenza di genere è stata definita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come un problema di salute pubblica che incide gravemente sul benessere fisico e psicologico delle donne e di tutti coloro che ne sono vittima.
Si crede che la violenza verso le donne sia causata da una momentanea perdita di controllo. Invece la maggior parte degli episodi di violenza sono premeditati: basta solo pensare al fatto che le donne sono picchiate in parti del corpo in cui le ferite sono meno visibili.

- Si crede che i partner violenti siano persone con problemi psichiatrici o tossicodipendenti. Invece credere che il maltrattamento sia connesso a manifestazioni di patologia mentale ci aiuta a mantenerlo lontano dalla nostra vita, a pensare che sia un problema degli altri. Inoltre la diffusione della violenza degli uomini contro le donne esclude che il fenomeno sia da imputarsi a situazioni eccezionali o di devianza.

- Si crede che gli uomini violenti siano stati a loro volta vittime di violenza nell'infanzia. Invece il fatto di aver subito violenza da bambini non comporta automaticamente diventare violenti in età adulta. Ci sono infatti sia maltrattatori che non hanno mai subito o assistito alla violenza durante l'infanzia, sia vittime di violenza che non ripetono tale modello di comportamento.

- Si crede che alle donne che subiscono violenza "piaccia" essere picchiate, altrimenti se ne andrebbero di casa. Invece paura, dipendenza economica, isolamento, mancanza di alloggio, riprovazione sociale spesso da parte della stessa famiglia di origine, sono alcuni dei numerosi fattori che rendono difficile per le donne interrompere la situazione in cui si trovano.

- Si crede che la donna venga picchiata perché se lo merita. Invece nessun comportamento messo in atto dalle donne giustifica la violenza da loro subita ed inoltre gli episodi di violenza iniziano abitualmente per futili motivi.

- Si crede che i figli abbiano bisogno del padre anche se violento. Invece gli studi a questo riguardo dimostrano che i bambini crescono più sereni con un solo genitore piuttosto che in una famiglia in cui il padre picchia la madre.

giovedì 25 novembre 2010

25.11.2010 - Agenti della Polizia Locale di Curtatone e Virgilio durante un corso di tecniche d'arma da fuoco


Nella foto:

- Il Comandante della Polizia Locale di Curtatone Cristiano COLLI, il Maestro Ciro Varone, responsabile Tecnico Nazionale Krav Maga Fesik e l' Istruttore Marco Ceccarini, Tecnico e docente Nazionale Police Krav Maga Fesik.

Si è concluso il primo corso di antiaggressione per donne



- Si è concluso presso la palestra Dojo Eleonora, il primo corso di antiaggressione femminile patrocinato dall'Associazione Nazionale della Polizia di Stato.

domenica 21 novembre 2010

Il Bastone - Kun


Prima di approfondire l’argomento sul bastone è necessario distinguere le armi tradizionali in diverse categorie:

Prima categoria della quale fanno parte le armi “nobili”, ovvero create con il preciso scopo di essere usate come tali. In questa categoria troviamo soprattutto armi con parti di metallo lavorato e affilato come per esempio le spade, le sciabole, le lance, le alabarde ecc. ecc.

Seconda categoria della quale fanno parte attrezzi che nascono con scopi diversi per esempio attrezzi agricoli o attrezzi per lavori artigianali che all'occorrenza potevano comunque essere una ottima arma facilmente reperibile. Si pensi ai classici due bastoni legati da catena

ndr: nunchaku in giapponese) che in realtà nascono per battere grano e riso oppure ad un semplice bastone che serviva a trasportare sulle spalle due secchi d’acqua caricati alle estremità ecc. ecc.


Terza categoria che è una via di mezzo fra le prime due, sono degli oggetti opportunamente elaborati e personalizzati per essere resi offensivi tipo oggetti metallici appuntiti, con lame affilate, attrezzi da lancio ecc. ecc.
Questo fa capire che il concetto di “arma” non è una cosa del tutto scontata perché qualsiasi oggetto della vita quotidiana potrebbe essere un’ arma a seconda dell’uso che ne facciamo.

Il BASTONE


L’uso del bastone risale ai primordi della storia dell’uomo. Quindi resta molto difficile cercare di individuare quando e come fu utilizzato la prima volta come arma.
Pertanto l’utilizzo di questo si è sviluppato contemporaneamente in luoghi diversi come in India, in Cina, in Giappone ed addirittura anche in Italia.

IL BASTONE IN CINA


In Cina, il bastone, chiamato Kun, è conosciuto come una delle quattro armi principali delle arti marziali, insieme al Dao (Sciabola), al Qiang (Lancia) e al Jian (Spada).
Esistono diverse varianti importanti del Kun che sono utilizzate nelle arti marziali tradizionali cinesi, tra queste ci sono il Bang, il Chang Kun e il Shao Kun.


Il Bastone corto (Bang), nello Shaolin Quan viene utilizzato con una mano ed è propedeutico nell'apprendimento dell'uso della sciabola cinese (dao), oppure viene utilizzato come la mazza, tenuto con entrambe le mani e usato con movimenti di torsione per allenarsi, la sua altezza da terra arriva fino al “tan tien” del praticante, punto che nella medicina tradizionale cinese è collocato a circa due dita sotto l'ombelico (il baricentro del corpo).


Il Bastone medio (Kun) tradizionale è realizzato con il legno del ligustro cinese che ha la forma leggermente conica, la lavorazione prevede un periodo di invecchiamento sotto terra che contribuisce a rendere il bastone più flessibile e resistente, poi viene reso completamente liscio per favorirne l’impugnatura, la lunghezza è determinata in base all'altezza del praticante, e tipicamente deve andare da terra fino a circa l'altezza degli occhi.
Le tecniche di bastone consistono sopratutto nel “colpire”, nel ”battere” e nel “pungere”.
Il Bastone lungo (Chang Kun) è alto da terra fino alla punta delle dita di un braccio disteso in alto, il suo uso principale era quello di disarcionare i cavalieri, per effettuare questo attacco, il guerriero a terra, colpiva il cavaliere usando la parte terminale del bastone lungo, mirando all'arma o al corpo dello stesso.


Il Bastone medio con snodo (Shao Kun) era la variante del Kun, questo bastone aveva una catena sulla sommità, con attaccato un bastone corto, e nell'utilizzo, a causa del contraccolpo girava vorticosamente annodandosi intorno all'arma o alle braccia del cavaliere. La lunghezza della catena era variabile a seconda di quanto si voleva enfatizzare l'uso descritto. Con una catena piu' lunga era piu' facile disarcionare un cavaliere, ma ogni altro uso era reso piu' difficoltoso. Invece con una catena piu' corta era possibile usare lo Shao Kun come un Kun, attribuendogli in piu' la facolta' di colpire ulteriormente con la parte mobile.


L’arte del bastone è forse la più famosa tra quelle praticate al tempio Shaolin, il bastone era l’arma preferita dai monaci i quali raramente, al di fuori del Tempio se ne separavano.
La tecnica di Shaolin "Kun" sarebbe apparsa nel quattordicesimo secolo, nel corso della rivolta che mise fine alla dinastia Yuan. La leggenda narra che, il Tempio stava per essere attaccato dagli insorti, quando l’apparizione di un monaco armato di un attizzatoio di ferro e posseduto dalla divinità Jinnaluo Wang li fece disperdere.
Questa leggenda potrebbe essere un elegante stratagemma per creare un alone mitico che proteggesse il tempio da attacchi.


IL BASTONE IN ITALIA


In Italia intorno all’anno 1200 d.C. fa le sue “prime mosse” quella che sarà l’unica arte marziale sviluppatasi in Italia e forse anche una delle più antiche d’Europa.


Il bastone è lungo circa 1,20 metri, ed è ricavato da legno d’ulivo, arancio amaro, sorbo o dalla rossella, raccolto in precisi periodi dell’anno. La lavorazione prosegue ed il bastone è trattato e passato al fuoco per essere pulito, raddrizzato e asciugato.


Lo strumento finale è molto leggero ed al contempo resistentissimo ai colpi più duri, anche se sbattuto violentemente sul cemento. Esso può avere dei noduli molto consistenti che sono utilizzati per fratturare la zona ossea colpita in piccoli punti specifici.


Il bastone per essere ultimato, era messo a stagionare per un certo periodo sotto il chiaro di luna; una volta completo, un colpo ben assestato era capace di spezzare la lama di una spada. Una leggenda narra del viaggio di un Re, la cui scorta fu attaccata da un’orda di banditi, mentre si trovava in una zona impervia della Sicilia; proprio quando la guardia reale stava per avere la peggio, ecco che scende dai monti un pastore armato di bastone, che sbaraglia e mette in fuga gli assalitori.


Questa disciplina di combattimento è stata da sempre utilizzata da contadini e da pastori come strumento di lavoro e come arma di difesa contro occasionali assalitori, o animali selvaggi. Inizialmente non esisteva una tecnica ben definita, che andò delineandosi nel 1600 e fu da subito utilizzata nei duelli d’onore tra pastori o contadini, ma spesso coinvolgeva anche ricchi proprietari terrieri, affascinati da questa nuova arte sia perché permetteva di difendersi da un coltello, sia per semplici scommesse.Poi, con l'avvento delle armi da fuoco, la funzione di difesa del bastone venne a mancare, ma restò il suo impiego nei duelli d'onore. Oggi il bastone è presente soprattutto nella Sicilia orientale, a livello di arte tramandata da padre in figlio, da amico ad amico, sui monti e nei luoghi scarsamente popolati, dove ancora i giovani non sono distratti dai problemi della società industriale







L'energia e la respirazione



Nella arti marziali è fondamentale imparare a respirare in modo corretto, in questo modo si riesce ad utilizzare l'energia interna con la quale si possono ottenere risultati stupefacenti.

In situazioni particolari, ad esempio quando la nostra vita è in pericolo oppure in un attacco di pazzia, riusciamo a sviluppare una forza sorprendente che assolutamente non ha nulla a che vedere con il nostro sviluppo fisico e muscolare, questa è l'energia interna.

Scopo delle arti marziali è imparare a concentrare, guidare ed utilizzare l'energia interna chiamata Ch'i, mantenendoci lucidi e coscienti, che è strettamente legata alla respirazione.

Secondo le credenze degli antichi maestri cinesi durante la respirazione l'aria non solo cede al corpo ossigeno, ma anche il Ch'i, ed esso nel corpo umano percorre determinati canali, e se opportunamente addestrata la mente dell'uomo può attivarlo e dirigerlo come crede.

Per imparare ad utilizzare il Ch'i è indispensabile che un maestro vero insegni la tecnica all'allievo ed è una pratica che và applicata in modo costante e giornaliero e può durare molti anni.

La respirazione

I ritmi che animano l'organismo umano sono molti, ma i più importanti sono il ritmo cardiaco e la respirazione. Le emozioni possono alterare questi ritmi, ma se sul cuore è difficile intervenire, sulla respirazione possiamo effettuare un certo controllo. Un emozione violenta accellera il nostro battito cardiaco e la frequenza della respirazione, siccome essi sono collegati tra di loro, se riusciamo a controllare la respirazione di conseguenza anche il cuore rallenterà i suoi battiti, rendendoci possibile controllare le emozioni.

La nostra respirazione deve essere in sintonia con i movimenti del corpo, in questo modo essi saranno naturali, armoniosi, fluidi e coordinati.

Le due fasi della respirazione seguono una logica, nell'inspirazione carichiamo il nostro organismo di energia, mentre nella fase di espirazione utilizziamo e canalizziamo questa energia.

Respirazione addominale e respirazione diaframmatica

Vediamo ora come funziona la respirazione, le parti interessate sono due, il torace e l'addome, divisi da una membrana che si chiama diaframma.
Normalmente le persone utilizzano la respirazione toracica, in cui si allarga il torace riempiendo i polmoni di aria nella fase di inspirazione e si comprime il torace nella fase in cui l'aria viene spinta fuori, cioè l'espirazione.

Nella respirazione diaframmatica non c'è un movimento della cassa toracica, ma si inspira abbassnado il diaframma con una conseguente espansione dell'addome, è importante che i muscoli siano rilassati, nella fase di espirazione invece l'addome si ritira e l'aria esce. In questa fase di movimento del diaframma si sposta il centro del movimento respiratorio dal torace al centro del ventre, quel punto che i cinesi chiamano Tan T'ien che corrisponde al baricentro del corpo umano. Questo movimento differente da quello toracico permette di far circolare una quantità d'aria maggiore, permettendoci quindi di caricarci di più energia, inoltre la respirazione diaframmatica permette di raggiungere con l'ossigeno degli alveoli polmonari che con la respirazione toracica non si raggiungerebbero.

I cinesi conoscono da migliaia di anni l'importanza della respirazione addominale profonda. Il filosofo taoista Chuang Tzu vissuto nel quarto secolo a.c. ha scritto:"Il vero uomo respira con i talloni, l'uomo dappoco con la gola".

La respirazione nelle arti marziali

Nella pratica della arti marziali si utilizza una leggera modifica nella respirazione addominale.
Ecco il ciclo respiratorio:
Inspirazione: i muscoli addominali sono decontratti e il ventre si dilata
Espirazione: i muscoli addominali vengono contratti
Tempo morto: i muscoli addominali vengono decontratti e il ventre rientra
Non bisogna mai espirare totalmente ma è opportuno conservare una riserva di circa il 30% dell'aria, serve per difendersi nel caso di un attacco durante la fase finale dell'espirazione.

Il tempo morto è il momento in cui si è più vulnerabili, per questo motivo bisogna imparare a rendere impercettibili i movimenti dell'addome. Nelle fasi iniziali di un combattimento i contendenti rimango immobili, per studiare la respirazione dell'avversario.
Nella pratica della arti marziali è importante collegare i movimenti alla respirazione, che deve sempre essere mantenuta profonda, calma e regolare.

Poco per volta e sempre sotto la guida di un vero maestro si può arrivare a visualizzare nella nostra mente lo scorrere dell'energia interna nel nostro corpo, e imparare a canalizzarla dove serve. La corretta tecnica respiratoria, la meditazione e la pratica delle arti marziali (in particolare del Tai Chi Chuan) ci aiuteranno ad ottenere un abbondante flusso di energia, e ci insegneranno ad utilizzarlo nelle tecniche di difesa e attacco.

giovedì 18 novembre 2010

giovedì 11 novembre 2010

Difesa personale al femminile



Gli ultimi dati Istat sulle aggressioni femminili sono sconcertanti!

In Italia circa 100.000 donne dai 15 ai 60, negli ultimi 3 anni, hanno subito molestie o violenze sessuali.

Inoltre, la maggiore parte di queste vittime non sono state in grado di reagire d’innanzi ad un’ aggressione fisica!

Ciò che emerge ancora più significativamente da questi dati è che nel nostro paese, nonostante una certa emancipazione e libertà di pensiero, nelle donne manca la cultura della difesa personale.

Molte donne, sbagliando, credono che praticare un arte marziale o un sistema di difesa personale sia solo appannaggio del “maschio”: queste sono convinte che a loro non possa mai capitare di trovarsi in una di queste situazioni dove spesso c’è in gioco anche la vita (sfortunatamente la cronaca nera recente insegna).

Purtroppo quando qualche donna diventa vittima di queste aggressioni diviene per la collettività solo un “dato statistico” e quei problemi psicologici che dovrà affrontare per tutta la sua vita, allo scopo di superare questo tipo di trauma, a nessuno più interessano.

Fortunatamente, oggi, sono sempre di più le donne che indossano guantoni, che praticano arti marziali e si iscrivono ai corsi di difesa personale, ma nonostante tutto ciò la percentuale, rispetto agli altri paesi europei, è ancora esigua.

Le donne italiane credono che praticando un’ marte marziale possono perdere la loro sensualità o possono diventare dei “maschiacci”, mentre è oramai assodato che le arti marziali danno armonia, equilibrio psicofisico e un tono muscolare completo e invidiabile da qualsiasi altra attività fisica.

Ma la difesa personale non è solo imparare a “colpire” bensì il metodo messo appunto dalla commissione tecnica della fesik di antiaggressione femminile, prevede, un iter formativo improntato in primis sulla prevenzione, cioè mettere in atto tutte quelle accortezze, tratte da situazioni realmente accadute, per tranne informazioni precise e dettagliate su come comportarsi per prevenire un’ eventuale aggressione.

Per questo motivo sempre più donne dello spettacolo, veline, attrici e cantanti si avvicinavano alle arti marziali o sport da combattimento e nello specifico al Krav Maga che proprio per la sua particolare origine ben si presta a questo fine.

Questi esempi di donne emancipate serviranno a smuovere le coscienze un po’ vetuste delle nostre donne?

M° Ciro Varone

Allievi del Dojo Eleonora allo stage di Eyal Yanilov