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Dojo Eleonora Krav Maga Training

giovedì 3 marzo 2011

Raggiungere lo stato mentale del guerriero

Nel post precedente abbiamo analizzato la condizione mentale che il guerriero vuole raggiungere per affrontare la lotta. In questo post cerchiamo di capire come questo stato mentale possa essere raggiunto.

Nel nostro immaginario, quando pensiamo al guerriero, abbiamo l’archetipo dell’eroe impassibile e coraggioso, pronto ad affrontare qualsiasi avversario. Cosa passa per la testa di questo personaggio? La condizione che lo porta ad assumere questo atteggiamento è frutto di una storia personale particolarmente difficile, oppure tutti sono in grado di riprodurre questo stato? Quali sentimenti ed emozioni comporta l’assunzione di questo atteggiamento?

Nei film d’azione moderna abbiamo spesso un eroe animato da desiderio di vendetta, rancore e odio. Questo risulta molto avvincente e appassionante, peccato che questi film non tengano conto della realtà.

La presenza di emozioni destabilizza fortemente il rendimento durante una lotta, quindi lo stato emozionale deve essere il più piatto e calmo possibile. La presenza di emozioni non sarebbe importante se queste non comportassero la creazione di pensieri, spesso di matrice negativa e incontrollata.

Possiamo rendercene conto quando attraversiamo un periodo difficile e stiamo compiendo azioni meccaniche. Ad esempio, nel periodo successivo a un evento che ci ha scosso, mentre laviamo i piatti o guidiamo la macchina (azioni meccaniche) la nostra mente tende in modo incontrollato a produrre pensieri su quell’evento: e se avessi agito così; e se avessi detto così; e se fosse successo questo, ecc...

I pensieri favoriscono la creazione di emozioni di tipo negativo, le quali a loro volta alimentano il processo immaginativo mentale, come un cane che si morde la coda.

L’unico modo per arrestare questa tempesta emozionale è la presenza e la presa di consapevolezza. Un processo meccanico è come un pilota automatico che entra in azione senza che noi lo vogliamo e l’unico modo per uscire dalla meccanicità è ricordarsi di se stessi ed essere presenti nel qui ed ora, per poter gestire le nostre potenzialità a piacimento.

Il guerriero in battaglia non è animato da odio o vendetta, non è spaventato e non giudica il nemico per come appare, i suoi pensieri non corrono incontrollati, non aspetta che i suoi gesti si manifestino meccanicamente. Il guerriero è pura consapevolezza, è presente nell’azione, è sicuro di se stesso, perché ha il pieno controllo del suo corpo e della sua mente.

Nelle antiche pratiche esoteriche (esoterismo = insegnamenti segreti tramandati da maestro ad allievo), il controllo della mente viene inizialmente gestito tramite la pratica della presenza.

L’esercizio del ricordo di se stessi è una pratica che richiede molta dedizione e consente di poter vagliare i pensieri che passano per la testa, cercando di eliminare il più possibile i momenti di “addormentamento” ovvero quando i ragionamenti scorrono senza il nostro controllo.

Inizialmente è una pratica difficile e ci fa rendere conto di quale bassa percentuale della nostra giornata è trascorsa sotto il nostro controllo. Quando otteniamo una buona padronanza di questa pratica abbiamo anche la capacità di focalizzarci meglio sui nostri obiettivi e di raggiungerli più facilmente. Questo vale sia per la lotta che per la vita.

Dott. Alessandro CECCARINI