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domenica 2 ottobre 2011

NASCITA ED EVOLUZIONE DELLE ARTI MARZIALI


Si ritiene che il buddismo zen e le arti marziali abbiano avuto un fondatore comune, risultano, infatti, strettamente connesse la loro filosofia e la loro storia.

Si pensi che in un bassorilievo babilonese risalente a circa 5000 anni fa sono raffigurate situazioni di lotta a mani nude che ricordano molto le arti marziali asiatiche…anche da ciò si è da sempre ritenuto che la culla delle arti marziali da combattimento possa essere stata la Mesopotamia da dove è stato influenzato dapprima l’Oriente e, molti secoli dopo, l’Occidente: la lotta e il pugilato (Pancrazio) dei greci e dei romani avevano qualche affinità con i loro corrispettivi orientali.

Un elemento fondamentale delle tecniche di combattimento orientali deriva dalla tradizione religiosa e medica,l’uso calcolato della respirazione per acquistare forza, calma, velocità e scioltezza.
In molte scuole (RYU) la pratica si svolgeva in assoluta segretezza e la stessa esistenza della scuola era spesso tenuta nascosta alle autorità, le tecniche, spesso mortali, e le nozioni venivano trasmesse oralmente ed esclusivamente a coloro che giuravano di mantenere il segreto.
Questa tradizione di segretezza rende difficile la ricerca, si ritiene, tuttavia, che le arti marziali, come le intendiamo noi ora, cominciarono a svilupparsi in India e in Cina verso il V secolo a.C.
Nel 350 a.C. un brillante stratega cinese, scrisse L’arte della guerra, che rappresenta ancora oggi uno dei classici per i militari di professione. Tuttavia è probabile che all’evoluzione delle arti marziali abbiano contribuito, oltre a quello militare, anche altri aspetti quali il brigantaggio, che costringeva mercanti viaggiatori ad assoldare guardie del corpo pronte ad affrontare combattimenti che si adattavano perfettamente al praticante di arti marziali.
Il leggendario monaco indiano, Bodhai Darma, considerato il fondatore del buddismo zen (chan in Cina), intorno al 500 d. C. insegnava un approccio nuovo al buddismo con esercizi di respirazione e tecniche di autodifesa. Si pensa che molte scuole di combattimento derivino dai suoi insegnamenti.
Le tecniche marziali praticate in Birmania, Tailandia, Malaysia, Indonesia e Corea, sono tutte affini alla lotta cinese; un discorso a parte, invece, merita il Giappone che, fortemente influenzato dalla cultura cinese, imparò velocemente e soprattutto sviluppò arti proprie. Ora il Giappone è il Paese dell’Asia con più varietà di arti marziali e con il maggior numero di praticanti in rapporto alla popolazione: è, infatti, materia di studio obbligatoria fino alle nostre Scuole Superiori.
In Occidente prima del 1900 ben poco si conosceva delle arti marziali orientali. L’interesse crebbe lentamente fino al 1950, quando i soldati alleati e i marinai, che avevano praticato arti marziali in Giappone ritornarono entusiasti di ciò che avevano imparato ed iniziarono ad insegnarlo in patria: il Maestro Gino Bianchi, in Italia, fondatore del Jiu Jitsu Metodo Bianchi e Bruce Lee, cresciuto nella occidentalizzata Hong Kong del dopoguerra, da madre americana e padre cinese e maturato negli Stati Uniti, fondatore del Jeet Kune do, rappresentano due ottimi esempi in questa direzione.
Ci vorrà, tuttavia, molto tempo prima che nascano Scuole che possano essere definite europee o americane tali da essere anche solo paragonate a quelle orientali.